#37 Messaggioda BigTony » 02/08/2014, 1:20
dove hai conosciuto Nicodemo?
Alcuni anni fa, stavo battendo una pista per capire perché un branco di Igonodonti si stava spostando in tutta fretta dal loro abituale territorio di pascolo, le verdi pendici delle montagne di fuoco, in una stagione non migratoria. Non ti voglio tediare con le mie storie, ma sappi che qualcosa di malvagio e oscuro si muove tra quelle montagne, che ha fatto fuggire molte creature che ci vivevano… Comunque sul cammino di ritorno verso la mia casa, attraversai un piccolo villaggio degli uomini, e decisi di fermarmi per acquistare un po’ di provviste. Ero da poco entrato nel piccolo emporio gestito da una giovane donna, che mi stava mostrando degli stivali di buona fattura, oltre che un’abbondante porzione della sua generosa scollatura, quando delle voci proveniente dall’esterno attirarono la mia attenzione. Al centro di un raggruppamento di persone c’era un uomo con una gran barba e degli abiti un po’ trasandati. La gente continuava a inveire contro l’uomo ed egli di rimando blaterava di non so quali prove su teorie, leggende basate su fatti concreti e di origini comuni alle razze. Non so perché lo feci, ma trascinai via quel personaggio pittoresco dalle mani di quelli che, era evidente lo volevano linciare seduta stante. Venni a sapere poco dopo che si chiamava Nicodemo e veniva da Tarsus.
lo accompagnasti in un paesino sperduto su una valle, dove si narra che si sia combattuta una battaglia delle prima era.. come si chiama il paesino?
Dopo qualche boccale di vino in una modesta taverna del paese Nicodemo mi spiegò il perché della rappresaglia popolare nei suoi confronti, cercando di spiegarmi anche qualcosa dei suoi strani studi, ma che per via della complessità o del vino, faticavo a comprendere… Comunque dopo alcuni di questi boccali, mi chiese se conoscevo la zona, e se potessi fargli da guida alle rovine di un’antica città, su cui sorge oggi un piccolo paese di intagliatori. Il luogo che egli stava cercando così caparbiamente, era proprio in una valle delle montagne di fuoco, da cui provenivo. E la città si chiamava Ergoth, il cui ricordo si perde nelle nebbie del tempo e varie storie su di essa si narrano. Soprattutto dell’ultima battaglia, che diede inizio alla fine della Prima Era. E così fu che al sorgere delle prime luci, l’indomani ci avviammo verso la valle.
sai qualcosa di questa battaglia?
Si narra che l’ultima battaglia fu devastante per tutte le razze, anche se furono gli Elfi i primi a subire gli assalti del male, quando ancora erano uniti. Un esercito di creature demoniache con i loro seguaci votati alla distruzione, sotto il comando dell’Abominio, un essere ancestrale di puro male, per secoli cercò di spezzare le razze. Fino alla quasi riuscita, ottenuta con l’aiuto di quella parte di elfi contaminata che in seguito furono chiamati Gli Oscuri.
come mai ti deve un favore che successe nel posto dove lo hai accompagnato?
Quando finalmente raggiungemmo la valle dove ci sarebbe dovuto essere il piccolo villaggio, non trovammo altro che macerie e distruzione. Ogni porta e finestra delle abitazioni spalancata, urlo silenzioso di vite distrutte. Non trovammo nessuno, né vivo, né morto. Nessun corpo, solo molte tracce di sangue… molto sangue.
La ricerca di qualche indizio su cosa poteva essere successo si protrasse per molto tempo, fin quasi al calar della sera. Decidemmo di mettere quanta più strada tra noi e quel posto, perché nessuno dei due era intenzionato a rimanere per la notte. Mentre ci accingevamo ad allontanarci sentimmo delle voci provenire un po’ ovunque e pensammo che fossero dei superstiti allo sfacelo che ci circondava. Mai supposizione fu più errata… da ogni dove sbucarono esseri informi, che una volta potevano considerarsi persone, ma che a una prima occhiata si rivelarono per quello che erano. Un turpe gregge demoniaco, i senza vita. Cercarono di ghermirci, bramavano quello che non possedevano più, inarrestabili e instancabili. Ogni volta che ne abbattevamo una, altre due prendevano il suo posto. Lottammo per ogni metro di terreno che riuscivamo a fare verso una salvezza che ci sembrava impossibile. All’improvviso un varco si aprì tra le fila dei dannati, e con le forze residue tentammo di attraversarlo, ma Nicodemo venne afferrato ad una caviglia, all’ultimo istante dalle membra scarnificate dei uno di quegli esseri. Solo la parte del busto c’era ancora, e dalla posizione supina in cui si trovava non lo avevamo visto nell'impeto della fuga. Ma questi, incrollabile nel suo intento di trattenere il mio compagno, fece in modo che il resto del branco guadagnasse terreno. Prima che tutto fosse perduto con un colpo della mia spada, tranciai di netto il braccio cadaverico, più per una reazione istintiva che per volontà e riuscii a liberare Nicodemo. La fuga fu lunga ed estenuante che durò tutta la notte.